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INTERVISTA A MASSIMO REALE (Woodstok 3a C)

 

 

Sono le 14.15 del 9 Aprile 2003, mi incontro con Massimo presso la stazione di Roma Termini, prendiamo un caffè in un bar e iniziamo subito il nostro colloquio che, come potete notare, è durato quasi un oretta…
Volevo sottolineare inoltre la puntualità e la gentilezza di questo ragazzo mostratasi nei miei confronti, cosa che ho gradito moltissimo.

Caro Massimo, innanzitutto ti ringraziamo per aver accettato questa intervista e ti porto i saluti di tutti i tuoi fan.

Grazie, ringrazio tutti voi.

Allora, iniziamo con le domande. Che effetto ti fa rivederti dopo 14 anni su Happy Channel in prima serata e nelle nottate di italia1?

Ma, in verità non mi riguardo mai quindi non mi fa nessun effetto.

Sai, ci sono anche adesso le trasmissioni, il fine settimana verso le 4.30 - 5.00 di notte…

Ah comunque nessun effetto in particolare.

Come ricordi gli anni '80 e il periodo in cui recitasti nel serial?

Mah, gli anni 80 per me furono degli anni molto intensi perché "I ragazzi della terza c" sono stati il mio primo lavoro, il mio primo lavoro da professionista, io allora facevo l'Accademia d'Arte Drammatica a Roma e per arrotondare le entrare di giovane attore facevo la comparsa nella seconda serie dei "Ragazzi della terza c". Il caso volle che al mio saggio di accademia fosse presente un amico di Fabio Ferrari che era uno dei protagonisti e…

E sei entrato...

No, io ero già comparsa, facevo la comparsa lì per sopravvivere e questo amico di Fabio Ferrari disse "Sai, ieri ho visto a teatro al saggio dei ragazzi dell'Accademia un ragazzo molto bravo che si chiama Massimo Reale". Fabio Ferrari mi disse "Ma tu sei quel Massimo Reale lì?" dissi "Sì, sono io" e allora "Ah, mi hanno parlato bene di te, adesso quando si libererà un ruolo, ti proporrò"

Quindi era già avviato Ferrari…

Sì, lui era già alla seconda serie, loro avevano già avuto un enorme successo.

Era anche figlio d'arte mi sembra…

Sì, figlio di Paolo Ferrari, ehm..lui faceva Chicco, insomma era già uno dei protagonisti. Praticamente l'attore che nella prima serie faceva questo ragazzo tutto scompigliato di capelli, fu scritturato per fare l'intervista di Fellini e quindi non fece più questo ruolo e, siccome avevano avuto una segnalazione che io ero un buon attore, mi promossero da comparsa a protagonista di una puntata facendo poi con loro tutta la seconda serie.

Esclusa la terza…

Ho fatto la seconda serie e basta. La terza non la feci perché stavo già girando "Classe di ferro". Quando i ragazzi cominciarono a filmare la terza parte dei "Ragazzi della terza c", io iniziavo a girare la primissima serie o meglio la prima serie delle 11 puntate di classe di ferro che ancora si chiamava "Voglia di Naia".

Come venisti contattato per fare parte del cast?

Anche questa è una storia un po' particolare perché mio padre……..

Non c'era quella volta l'agenzia?

No..no, avevo un'agenzia molto piccola però io lì non ero andato come attore, insomma se abbiamo tempo te la spiego.

Si, si, grazie…

Mio padre era una persona che aveva dei cavalli da corsa a Firenze e il direttore dell'ippodromo di Firenze era il fratello di Neri Parenti (del regista Neri Parenti). Il regista Neri Parenti in realtà è l'autore della puntata pilota, cioè di quella puntata sperimentale che viene fatta prima di iniziare una scena. La primissima puntata dei "Ragazzi della terza c" non è di Claudio Risi ma è di Neri Parenti. Mio padre disse allora al fratello di Neri Parenti "Fagli incontrare mio figlio in quanto deve mantenersi a Roma, se anche lui fa una comparsa…" e allora incontrai Neri Parenti e quest'ultimo mi disse "Beh, la tua età è giusta per fare lo scolaro di una classe di ripetenti, ti faccio fare la comparsa e vedo poi se a Risi vai bene!".

Voi eravate poi tutti più grandi rispetto all'età media di una scuola media superiore...

Si si… e così diciamo entrai a fare la comparsa e poi ci fu questa promozione perché videro il mio saggio di accademia.

Con quale dei tuoi colleghi hai legato di più e con chi meno?

Innanzitutto io avevo una posizione molto defilata rispetto a loro cioè non ero un protagonista, ero un "protagonista di puntata", facevo la partecipazione. Devo dire che il rapporto più intenso che ho avuto allora e che continuo ad avere è quello con Fabio Ferrari, Chicco perché…

Quindi l'amicizia è iniziata dai "Ragazzi della terza c" o già c'era prima?

No no, mai visto né conosciuto…no, siamo diventati amici, ci vediamo quanto si possono vedere due attori quindi tre - quattro volte l'anno però ecco abbiamo degli appuntamenti fissi, per esempio andiamo al Palio di Siena insieme tutti gli anni.

A tuo parere cosa portò ad abbandonare la produzione di una serie di tale successo?

Mah, guarda, io ho maturato negli anni una esperienza piuttosto vasta di lunga serialità. Quest'ultima è una cosa che logora tutte le persone che vi partecipano perché dopo un po' innanzitutto finiscono le idee...

Quindi vuoi dire che una cosa quando è iniziata deve per forza finire?

Assolutamente sì, assolutamente si perché le idee diventano sempre più…io poi lo ho sperimentato anche con "Classe di ferro"…

E' vero! Infatti quel telefilm è durato solamente due anni…

Io ritengo che la lunga serialità paga nella prima e nella seconda serie dopo cominciano a scarseggiare le idee poi gli attori scalpitano perché si annoiano a fare sempre le stesse cose.
Poi gli attori non sono più gli stessi perché invecchiano...

Invecchiano e poi... Non sono più idonei nel ruolo dei giovani…

Ma poi vedi gli attori amano cambiare, adesso io sento le interviste di questi attori che fanno "Vivere" che dicono "a me andrebbe bene anche farlo tutta la vita" però è una visione un po' diversa della professione, tendenzialmente gli attori dopo un po' si rompono i coglioni.
Infatti…

Senti ti piaceva il personaggio che impersonavi o ti sarebbe piaciuto magari un ruolo diverso dove ricoprivi una parte fondamentale?

Guarda, per come ho vissuto "I ragazzi della terza c" tutto quello che mi capitava era oro colato perché facevo la comparsa, ero veramente piccolo, avevo 19 anni non è che ne avevo...

Eri all'inizio…

C'era qualcuno che già cominciava a sentire 26 - 27, ma io ero proprio…quindi qualsiasi cosa mi venisse…certo, per me era importante stare sul set perché non c'ero mai stato e quindi imparavo la tecnica.

Come ben ricordiamo nella puntata "Furto di merendine" sei il protagonista principale, era da copione o hanno voluto darti più spazio?

No, era da copione ma non fu scritta per me, apparteneva, come ti ho detto prima, per questo attore che nella prima serie faceva questo personaggio, devo dire anzi che furono coraggiosi a darmi fiducia nel ricoprire quel ruolo e, lo pagai anche perché per me non era semplice avere la pressione di tutta la situazione.

Prima della messa in onda avresti scommesso sul successo della serie?

Guarda, anche questa…la serie era un trionfo già quando io sono entrato, cioè "I ragazzi della terza c" prima serie fu un trionfo un po' come "Classe di ferro" prima serie, cioè hanno vinto entrambi il Telegatto subito. Io veramente erano problemi che non mi ponevo e comunque mi ricordo che mi faceva molta impressione che quando andavo a girare, in qualsiasi location noi andassimo, c'era la folla ad aspettare Chicco, ad aspettare Bruno Sacchi, ad aspettare gli attori insomma, quindi capivo di essere sopra una macchina vincente anche se con un ruolo assolutamente di nessun rilievo.

Quindi ti è capitato molte volte anche per strada che la gente magari ti diceva "Ecco Woodstock!" anche avendo magari un ruolo secondario…

Mi è capitato molto di più successivamente.

Chiaro..con "Classe di ferro"…

Sì e con altre cose che ho fatto… però mi è capitato.

Veniamo al nostro Fan club…che effetto ti fa sapere che a distanza di tanti anni c'è gente ancora che parla di te, di Chicco, di Bruno, di Tisini... e magari si ricordano oltre a tutte le puntate anche diverse battute...

Mah..mi fa tenerezza, mi fa tenerezza anche perché veramente oggi mi chiedevo cosa avrei potuto dirvi perché io non mi ricordo assolutamente nulla...nel senso non ho più memoria perché sono delle cose che noi facciamo in 10 giorni, dopo ne facciamo altre 5, poi facciamo il teatro poi…però mi fa veramente tenerezza e non capisco veramente neanche che cosa ci sia di interessante però sono contento che qualcosa che uno fa poi rimanga.

Poi c'è anche un sito, non so se lo hai mai visto, riguardante " I ragazzi della terza c" e un altro (dove siamo gemellati) sui telefilm degli anni 80…

Qualche volta mi è capitato.

Oggi saresti disposto a tornare sul set per mettere in scena un seguito della terza c?

No

Come mai?

Perché c'è un tempo per fare le cose e quel tempo è passato.

E invece nelle vesti di un genitore, professore o personaggio simile?.

No, penso che le cose hanno una loro natura e sono giuste nel loro momento.

Sai, Enio Drovandi ci ha parlato di un seguito: "Terza c disco club"... Fosti contatto per partecipare al seguito della terza c?

Io fui contattato per partecipare alla terza serie quella dove vado all'università.

E hai rifiutato per...

E non potevo, non è che fu un rifiuto artistico, l'avrei fatto volentieri perché devo dire che per me alcune persone… mi ricordo l'aiuto regista Carmine Amoroso o Antonio De Feo, per me sono persone con le quali è stato bello insomma lavorare.

Pensi che sia stata una scelta azzeccata nella terza serie spostare le scene al di fuori della scuola?

Guarda, io la terza serie non l' ho mai vista perché io guardo pochissimo la televisione.

Ci furono amori o simpatie tra gli attori del cast?

Ah guarda, per quanto mi riguarda no (e scoppia a ridere), che io sappia no; simpatie nel senso di amicizie certo…so che Fabio fosse amico di Sharon e che ci fosse anche un bel rapporto tra loro ma io quando lavoro vado a lavorare cioè non..per noi è come andare in negozio, non è che uno pensa a…

Ci racconti qualche aneddoto dal set della "terza c"? Qualcosa magari di simpatico che è ti è successo...

Mi ricordo che nella scuola dove giravamo faceva un caldo boia per via delle luci e mi ricordo che noi continuavamo a fare queste scene con il piumino, con i pantaloni imbottiti perché le scene dovevano essere invernali ed era una cosa bestiale e ad un certo punto si cominciò a dire "Adesso portiamo un pinguino!" e ci fu anche una piccola lotta con la produzione per avere questo pinguino che poi non ebbe nessun...

Non c'è stato?

No, c'era ma faceva un caldo boia lo stesso.

Ora dimmi un aggettivo per ognuno dei tuoi colleghi:

Bracconeri:

Esplosivo.

Ferrari:

Profondo.

Cestiè:

Limpido.

Gusberti:

Inaccessibile.

Ci hanno detto i tuoi colleghi che non gli piaceva fare spettacolo e addirittura si scriveva nelle proprie mani alcune battute o cose del genere...

Si, il problema di queste finction giovanili è che mescolano degli attori con delle persone a cui capita in quelle occasioni di fare l'attore e quindi tu non puoi pensare che chi recita di mestiere abbia lo stesso atteggiamento di una bella ragazza o di un individuo che è capitato per caso. Questi "non attori" sono più portati ad assumere un atteggiamento diverso, meno devoto, meno attento. Sharon era una persona svagata, un po' anche incomprensibile in certi suoi ragionamenti.

Rosselli:

Un amico..Rosselli è una persona che mi ha aiutato.

Vegliante:

Molto vitale.

Ventura:

Francesca Ventura è una donna combattuta.

George:

Un attore.

Dadda:

Introversa.

Giuliani:

Bravissimo.

Drovandi:

Drovandi…trasformato dalla vita.

Antonelli che non ha partecipato alla terza serie per problemi di malattia:

Antonelli….un uomo molto duro.

Allocca:
Allocca è quasi l'attore di varietà nel senso più classico del termine, cioè proprio un attore della scuola antica.

Rossi:

Un amico.

Camilli:

Un amico.

Fassari:

Un attore di prosa.

Papetti:
Non posso dare giudizi.

Nicheli:

Un bravo attore.

Annabella Schiavone che come sai è deceduta negli anni 90:

Non lo sapevo neanche.

Panelli:

Con Paolo Panelli io non ci ho lavorato…

Infatti ha fatto solamente la terza serie…

Posso dire che Paolo Panelli dal punto di vista professionale è una di quelle professionalità personalità che mancano oggi nel nostro lavoro.

Per quanto riguarda la tua carriera cinematografica prima dei "Ragazzi della terza c" hai partecipato ad una trasmissione televisiva con Bevilacqua. Come ricordi il tuo primo impatto davanti alla cinepresa?

Guarda, io ho una carriera un po' strana in quanto già da quando avevo 9 anni frequentavo a Firenze una scuola di recitazione per bambini che dava spettacoli aperti al pubblico e quindi diciamo che già a questa età iniziavo ad esercitare il mestiere di "piccolo attore". In un secondo momento sono stato poi alla Scuola di Orazio Costa Giovangigli a Firenze e ho anche effettuato alcuni piccoli esperimenti con dei film e con delle cose bibliche. Quello che inserisco però nel mio curriculum professionale sono tutte le "esperienze" che ho svolto dopo l'Accademia e cioè quando ho iniziato la mia vera professione. Comunque devo dire che la macchina da presa mi ha…più che la macchina da presa, il gap che ho dovuto superare è stata l'atmosfera del set, frenetica, il frenetismo del set è una cosa che all'inizio mi ha messo in difficoltà.

Ma cosa ti ha spinto a fare l'attore?

Mi ha spinto una persona che era il maestro di questa scuola di recitazione per bambini che si chiamava Dino Parretti a cui devo praticamente tutto quello che sono. Quando cominciai ad andare in questo complesso mi accorsi che questo signore quando non ci insegnava a recitare si metteva con il pennello e dipingeva le scenografie, disegnava i costumi, si rimetteva a battere il copione a macchina e quella passione lì, quella abnegazione che questo uomo... quell'energia che questo uomo profondeva in questa attività mi colpiva… Pensate che la sua lezione cominciava alle 5.30 e io prima arrivavo alle 5.20 poi alle 5.00 e infine anche alle 2.00 per vedere lui che impostava le scenografie e ascoltare questo suo…

Ti colpiva…

Molto.

In questi ultimi anni hai lavorato anche assieme a Nino Manfredi. Credi che è stato capace di ereditare la capacità del padre?

Beh, Luca Manfredi innanzitutto fa un mestiere diverso dal padre perché il padre è un attore, lui fa il regista. Io credo che Luca Manfredi è una persona che sa fare bene il suo lavoro, credo che rispetto a persone come il padre e come altri attori di quella stagione, noi tutti abbiamo meno possibilità in quanto loro hanno vissuto un periodo di ricostruzione del paese, un periodo in cui il nostro paese era distrutto ma vitale e aveva voglia di raccontarsi, un periodo in cui esistevano i produttori veri, esisteva una vera industria cinematografica! Voi dovete calcolare che uscivano 200 film l'anno, adesso ne escono 30, 20 e quindi noi attori come del resto i registi viviamo il nostro tempo, un tempo in cui è molto ma molto difficile far uscire dei talenti perché le possibilità sono poche.

Come sappiamo hai partecipato anche a telefilm come "Classe di ferro" e "Don Fumino". cosa ci puoi dire in rigurdo?

"Don Fumino" per me è stata un'esperienza piuttosto breve perché ho fatto solo il protagonista in una puntata. È stato molto importante da un punto di vista di eredità storica perché ho conosciuto Renzo Montagnani che era un grande attore, tra l'altro della mia città, un grande attore che ha avuto una vita... che ha avuto meno di quanto valeva artisticamente.

Ha partecipato a quasi tutte le commedie italiane degli anni '80 accanto Edwige Fenech, Alvaro Vitali e compagnia bella...

Sì, sai, il discorso è che gli attori non fanno quello che vogliono, fanno quello che possono.

Diciamo ha contribuito…

Sì, si, ha contribuito notevolmente… Comunque per me conoscere Montagnani…io ho sempre amato gli attori di tradizione, cioè amo gli attori di vecchia scuola, che sanno recitare, quelli che piacciono, quindi per me lavorare con Montagnani è stato molto bello anche perché avevo un aneddoto da raccontargli e mi ricordo che lui si commosse molto perché gli dissi "Guardi signor Montagnani sa che mia nonna la ricorda bambino in quanto le abitava di fronte e dice che si ricorda di lei che andava per mano ad una signora altissima, molto bella, bruna" e Montagnani disse "la mia mamma…tu a 70 anni, 65 anni, mi fai ricordare mia madre, che era veramente una donna...anche io la ricordo come una…" diciamo……..queste parole mi colpì o meglio ci colpì entrambi infatti lui in quella settimana fu molto gentile, mangiammo insieme, mi raccontò del teatro, della vita, di come era il mestiere dell'attore e che si era trasformato completamente negli ultimi 30 anni quindi io ho una passione per quegli attori lì. Invece "Classe di ferro" è proprio una stagione della mia esistenza, è una cosa diversa, cioè, ti dovrei raccontare la mia giovinezza, perchè "Classe di ferro" è…

Praticamente è da lì che c'è stata un'esplosione della tua figura soprattutto...

Sì, ma guarda, del lato professionale me ne frega poco, nel senso che io non ambivo ad avere quel tipo di popolarità, a ricoprire quel tipo di ruolo, non era una cosa che particolarmente….cioè se ti devo dire delle cose che nella mia carriera mi hanno reso un attore felice cioè ti dico quando ho fatto "Oreste nell'Elettra di Sofocle" più che quando ho fatto Montini. Montini è un modo di raggiungere le persone, di dare gioia, divertimento e perché la commedia è questo, però diciamo che è un'eredità emotiva quella di "Classe di ferro" perché Bruno Corbucci è un regista e un uomo che ti insegnava non a recitare, ti insegnava a vivere.

Dava delle lezioni di vita quindi…

Era una lezione di vita perché era un signore che aveva fatto il più lungo siquel della storia del cinema che è "Quelli del commissario Mondezza" e che dopo 2-3 di questi titoli si era scoperto malatissimo perché lui doveva fare la dialisi due volte a settimana e la produzione immediatamente lo voleva sostituire e Thomas Milian disse "No, se non c'è Corbucci io non faccio più questo personaggio" e Corbucci pur dovendo fare la dialisi due volte a settimana in Italia e in America dove siamo andati a girare non è mai mancato un giorno sul set, mai. Cioè siamo stati malati noi, noi abbiamo avuti i raffreddori, noi abbiamo avuto le influenze, noi... Corbucci non è mai mai, mai mancato.

Un vero uomo.

Sì, veramente un uomo che mi ha dato tanto e con il quale mi sono anche scontrato tantissimo perché non è che io sono un dolce, sono un fantinaccio, però veramente Corbucci è... però ecco tu mi chiedi di raccontare una stagione della mia vita, non è una trasmissione "Classe di ferro".

Che effetto ti fa sapere che diversi cinema dove hai lavorato sono stati premiati in famosi festival, come ad esempio "Se tutto va bene", "Non è romantico"…

Nessuno.

Quindi è come se fosse un cinema normale?

Sì.

Per quanto riguarda il teatro hai un curriculum pieno di spettacoli...

Sì!

Hai lavorato molto…

Si si, ho lavorato molto.

Hai trovato più strada o ti piace proprio questo settore?

No, del mio mestiere l'unica cosa che veramente mi interessa è recitare, amo poco tutto il resto, sono una persona molto schiva, io amo molto il mondo dei cavalli, tu mi incontri che ho il casco perché domani mattina voglio andare a cavallo, non ho una frequentazione assidua del mondo dello spettacolo. Il recitare è una cosa che mi piace moltissimo in qualsiasi forma si manifesti quindi con qualsiasi linguaggio. Sono attratto e ho avuto la fortuna e il piacere di lavorare con un grande regista teatrale che è Walter Pagliaro, con dei grandissimi attori di teatro che sono Roberto Erlizca, Micaela Esdra e Lucila Morlacchi, che mi hanno insegnato tanto e trasmesso l'amore per il teatro di prosa e per il teatro classico anche se poi mi piace fare la commedia…ho fatto a Settembre scorso un musical con Emy Stuart con la regia di Massimo Piparo e anche quello è stato veramente molto bello. A me piace recitare, piace fare il mio lavoro, amo il mio lavoro di recitare.

Nel 1993 hai fatto la pubblicità della Lavazza e nel 2001 del Conad. Com'è il mondo della pubblicità?

Il mondo della pubblicità è un mondo da frequentare con moderazione però secondo me se uno ha la possibilità di scegliere certe situazioni è un privilegio e una possibilità perché tu calcola che il regista dello spot della Lavazza era Gillo Pontecorvo e la protagonista era la signora Vitti che è come conoscere Maradona per un attore! Nella pubblicità della Conad invece la regia apparteneva ad Alberto Sironi, il regista di Montalbano che attraverso quella pubblicità mi ha poi scelto per fare una fiction che uscirà a settembre con Beppe Fiorello che si chiama "Salvo d'Acquisto". La pubblicità è una chance, è un mercato dove ci sono moltissimi soldi e si avvale spesso di collaboratori prestigiosissimi che sono persone con le quali è difficile entrare in contatto altrimenti. Per me è una possibilità!

Quale pensi che sia stata la tua prestazione migliore come attore o quale tuo lavoro riguardi con più affetto?

Io spero sempre che la mia prestazione migliore sia la prossima perché ritengo che sia sbagliato guardarsi indietro per rinegoziare con il passato anche perché la prestazione attoriale è una prestazione mediata da chi monta, da chi illumina, da chi dirige e quindi non sai mai se sei stato tu veramente bravo o veramente pessimo oppure veramente bravo o veramente pessimo chi ha diretto il film. Diciamo che ci sono dei testi e degli spettacoli nei quali io mi sono sentito onorato di salire in palcoscenico con certi attori o con certo registi come Micaela Estra, Roberto Erlizca, Water Magliaro. Mi ha fatto veramente piacere inoltre che una scena di "Classe di ferro" scritta da me e Rocco Papaleo per Giampiero e suo padre sia stata approvata dal produttore e sia stata girata.

Quindi non hai un lavoro che ricordi con più affetto in particolare...

Forse "L'Elettra di Sofocle" per me è stata una cosa che mi ha colpito.

E invece una prestazione che sei stato deluso di quello che avevi fatto o meglio pensavi che potevi fare qualcosa di più?

Io credo che sicuramente certe interpretazioni per l'uomo che sono oggi le farei in maniera diversa, però per l'uomo che sono oggi.

Quindi diciamo che in passato dovevi anche apprendere come ogni cosa del resto...

Allora non avevo non solo gli strumenti professionali, ma magari era anche un discorso di percorso umano perché sai, quando tu sei un attore di venti anni, sei un attore di venti anni ma sei anche un ragazzo di venti anni...

Ogni cosa ha la sua età quindi...

Certo certo...

C'è una persona che puoi eleggere come miglior regista con cui hai lavorato?

Innanzitutto qui occorrerebbe fare una distinzione perchè……

Tra teatro, cinema e…..

Sicuramente per me è stato fondamentale essere diretto da Walter Pagliaro, essere formato come attore da Walter Pagliaro; io credo che gli attori, qualunque diventi la loro strada principale, dovrebbero sempre avere una forte relazione con il teatro e con il teatro classico in particolare, perché il teatro classico è quello che noi siamo stati, da lì veniamo.

Tra teatro, cinema e tv quele preferisci? Hai preferenze?

No.

Hai anche dei progetti come regista, dirigente di teatro o qualcosa di simile?

No guarda, io di mestiere faccio l'attore e mi basta fare quello, adesso sto per cominciare una serie che si chiama "Orgoglio" e ho dei progetti nel senso che voglio fare del teatro anche dal punto di vista imprenditoriale perché me lo consente la mia professione. Sostanzialmente poi ho un grande amore per i cavalli da corsa che si è tradotto in tre libri che io ho scritto insieme ad un fotografo d'arte che si chiama Marco de Lo. Ho prodotto un libro che si chiama "I trenta assassini" sui ritratti dei fantini del Palio di Siena, poi un altro intitolato "Capannelle, tracce sull'erba" sui fantini e i protagonisti dell'ippodromo delle Capannelle di Roma e quest'ultimo che ho qua ma non ti posso lasciare perché è per la mia mamma denominato "Fotofinish" ed è una raccolta di fotografie di ippodromi di tutto il mondo; io ho curato la selezione dei testi. Adesso ne sto scrivendo un altro che si chiama "La materia dei sogni" sui ricordi dei vecchi Senesi e ecco, mi occupo un po' di questo e poi faccio le corse dei cavalli.

Quindi hai impiegato molto tempo anche per scrivere questi libri…

Beh, sì, però vedi, l'attore è una cosa, specialmente lavorando nella fiction hai un grande vantaggio che stai in roulotte, ti porti un portatile e siccome hai sei, sette ore anche libere e hai tutto il tempo….come tu fai il sito, io faccio i libri a tempo perso.

Passando alla tua vita personale; sei sposato? Hai figli?

No, non sono sposato, non ho figli.

Sei credente?

Sì.

Che musica ascolti di solito?

mi sono appassionato al jazz e alle canzoni americane degli anni 40-50, poi amo molto la lirica.

Cosa ami fare nel tempo libere oltre a scrivere questi libri?

Faccio le corse dei cavalli, io ho fatto 300 corse in tutti gli ippodromi d'Italia.

Quindi hai anche un cavallo tuo personale...

No, vengo ingaggiato di volta in volta.

Parlando di internet, navighi?

Sì, abbastanza.

Meglio il Cornetto Algida degli anni '80 o il Magnum di adesso?

Guarda, a me il Magnum non mi piace.

No, perché non so se ti ricordi, nella serie andava molto di moda il cornetto Algida…

Beh, era uno sponsor...

Si vedeva molte volte voi con questo gelato...diciamo che era uno sponsor indiretto…

Sì, allora era consentito, oggi non è più così.

Qual è il tuo film preferito?

Molti, diciamo che io ho una particolare predilezione per alcuni film di Fan Smidder, in particolare "Veronica Boss", per alcuni film di Scorsese, in particolare "Quei bravi ragazzi" e per tutta la grande stagione del cinema italiano.

Il genere Vanziniano ti piace?

Il genere Vanziniano per quanto io l'ho frequentato, cioè molto poco, oppure rivisti magari in televisione….è un cinema d'intrattenimento puro, non ci trovo niente di disdicevole certo, non si può essere tutti autori.

Cosa ne pensi riguardo ai conflitti che ci sono in questo periodo nel mondo?

I conflitti che ci sono in questi giorni nel mondo sono divisi in due categorie: quelli che riguardano i nostri interessi economici che sono in televisione e quelli che non riguarda i nostri interessi economici di cui nessuno parla mai. Quindi innanzi tutto c'è una disparità di dignità dei conflitti, cioè conflitti di serie a e di serie b, posti dove bisogna smettere di morire e posti in cui si può continuare ad ammazzarsi serenamente. Non sono pacifista. Credo che ci siano delle guerre giuste come fu quella contro Hitler che scoppiò troppo tardi, credo che la guerra in Iraq sia una guerra ingiusta.

Quindi ci sono delle guerre giuste e delle guerre ingiuste, come ogni cosa diciamo…

Sì, non so la percentuale, nel senso che probabilmente negli anni 40 non c'erano gli strumenti di repressione non violenti che potrebbero esserci oggi però credo che per esempio la guerra contro Hilter sia stata una guerra giusta, quella contro l'Iraq credo che sia una guerra ingiusta.

Finiamo ormai da tempo le nostre interviste alla Marzullo. Si faccia una domanda e si dia una risposta. Cosa chiede Massimo a se stesso e cosa si risponde?

Chiedo di non farmi domande Marzulliane.

Grazie ancora per averci concesso questa intervista, sei stato gentilissimo.

Grazie a voi.

Si ringrazia inoltre per la gentile collaborazione:

Agenzia T.N.A. s.n.c. (Recapiti)
Marco C. (Web designer)
Serpilli Arduino (Grafica e fotografia)


Lorenzo Possanzini

 

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